Mutualità Calabria

Impronte a Sud – Verso un nuovo modello di mutualità in Calabria

A luglio 2021 abbiamo avviato nell’ambito del progetto Impronte a Sud – Welfare Lab sostenuto da Fondazione CON IL SUD una serie di incontri con i nostri soci e i partner di progetto. Per riflettere e discutere insieme su come costruire un nuovo modello, un’idea di mutualità diversa da sperimentare in Calabria. Confrontarci con i problemi derivanti dall’aumento delle diseguaglianze e dalla riduzione delle protezioni sociali.

Immaginiamo da sempre un welfare di mutualità e prossimità che metta al centro la persona e i suoi bisogni. Che vada al di là dell’assistenza e dell’erogazione dei servizi. Che sia in grado di costruire relazioni tra cittadini, organizzazioni, aziende, istituzioni, restituire valore ad ogni singola persona, perchè nessuno resti solo. 

L’emergenza sanitaria da Covid ha stravolto abitudini, modo di intendere l’organizzazione dei servizi. Delle relazioni nei territori, nei rapporti con la Pubblica amministrazione.

Pasquale Neri, responsabile del progetto Impronte a Sud

Il nostro ragionamento parte dall’analisi di un contesto regionale preoccupante segnato dalla grave crisi economica e sociale degli utimi due anni, una crisi – sempre maggiore – del sistema di servizi
alla persona a seguito alla quale
abbiamo sentito più che mai l’urgenza e l’esigenza di cambiare rotta. Di assumere un maggiore impegno comune in difesa della responsabilità sociale di impresa. Della prossimità, della mutualità, temi a noi cari e fra le azioni principali del progetto Impronte a Sud.

Un documento sulla mutualità in Calabria

Per questo abbiamo raccolto le nostre riflessioni, proposte. Costruito con Social Hub, partner di progetto, una bozza di documento.

Una bozza dalla quale partire per ragionare insieme e continuare a confrontarci con i nostri soci e con i partner. Concretizzare un’idea di mutualità capace di generare risposte innovative nella cura – del benessere e della salute – attraverso la prossimità.

Un documento aperto e suscettibile di modifiche, integrazioni che propone di costruire insieme una modalità diversa di organizzare la nostra presenza sui territori per rispondere ai bisogni e alle esigenze delle persone. Partendo dalla comunità.

Qui un breve estratto di uno dei primi incontri che abbiamo organizzato l’estate scorsa presso la nostra sede.

Ci siamo incontrati con il nostro staff di progetto (Pasquale Neri, Aldo Cavallari, Gildo De Stefano, Laura Cirella, Natasha Tsepovatenko, Angela Giunta e il nostro direttore Giuseppe Carrozza), con Mario Alberti della Cooperativa sociale “La nostra Terra”, Giovanni Pitrolo di La Casa di Miryam Cooperativa Sociale, Emilio Vergani di Social Hub, Andrea Volterrani dell’Università di Roma Tor Vergata, Antonino Zumbo di Mutua Sanitaria Cesare Pozzo, Massimo De Rosa di Fondazione Èbbene.

In un altro incontro c’erano Domenico Barresi della cooperativa Rose Blu, Cristina Ciccone e Nadia Denisi della cooperativa sociale Demetra, nostre socie e partner del progetto Impronte a Sud.

Le riflessioni dei soci e dei partner di Impronte a Sud sul documento sulla mutualità

Secondo Mario Alberti  della Cooperativa sociale “La nostra Terra”

Un modello efficace perchè parte dal basso. Se non parti dalla gente non riuscirai mai a costringere la Pubblica Amministrazione ad assolvere il suo ruolo.

Secondo Antonino Zumbo di Mutua Sanitaria Cesare Pozzo

Dopo la grave crisi economica e sociale bisogna reagire in positivo, costruire un nuovo tessuto sociale, immergersi nelle aree interne marginali. Vedo il fondo integrativo dinamico, coinvolgente. Dobbiamo ascoltare i cittadini, i medici generici dei territori interni per capire il bisogno, come noi possiamo costruire il fondo integrativo. Dobbiamo metterci  in rete con le associazioni che esistono in queste aree, con la cooperazione sociale. Ma non solo. Per fare questo dobbiamo discutere di più, animare il territorio.

Secondo Giovanni Pitrolo di La Casa di Miryam Cooperativa Sociale

Io penso che sia un modello vincente. E che abbiamo scommesso su una strada impegnativa ma che ci può permettere di raggiungere gli obiettivi. Questo perchè siamo cresciuti per aver costruito delle relazioni sane. Abbiamo sentito il bene di Via Possidonea come il bene della comunità. Reso fruibile e bello. Abbiamo avvicinato le persone. Non c’è stato qualcuno che si è avvicinato spontaneamente. No solo mafia, ma inefficienza della Pubblica Amministrazione. Non terrei fuori da questo modello gli enti profit perchè gli enti profit sono parte della collettività. Dobbiamo riuscire a fare capire il valore del Terzo settore, di quello che stiamo portando avanti. Solo chi lo vive può testimoniare. Vivendolo riesco a sentirlo mio.

Secondo Massimo De Rosa di Fondazione Èbbene

Crediamo che sia una modalità vincente: mutualità e reciprocità. Occorre chiedere la partecipazioe attiva delle persone alla costruzione della comunità. Coinvolgere la gente in processi di partecipazione attiva che sono proprie della cooperazione.

Secondo Andrea Volterrani dell’Università di Roma Tor Vergata

Incontro importante che a che fare con i soci del Consorzio Macramè, con i partner di progetto. Il percorso è che questo documento deve essere oggetto di discussione, di confronto con tanti soggetti, sia organizzati, con la Pubblica amministrazione dove possibile, con soggetti imprenditoriali, soggetti del terzo settore. Ma è importante coinvolgere più avanti anche persone che potrebbero essere interessate ma che non fanno parte di organizzazioni perchè sono persone rilevanti per la comunità reggina, che sono persone attive ma anche quelle che non sono attive, che hanno problemi, che sono vulnerabili così come quelli che non sono vulnerabili. È l’avvio di un percorso di partecipazione anche nella costruzione, discussione del documento. Per coinvolgere le persone prima di arrivare in fondo nel processo.

Mutualità Calabria

Secondo Domenico Barresi della cooperativa sociale Rose Blu

È più facile iniziare a fare questo tipo di ragionamento nei comuni in cui l’appartenenza a un luogo può essere la base. Nei comuni in cui c’è un’identità di comunità, c’è un rapporto tra le persone che identificano un contesto territoriale.

Secondo Nadia Denisi della cooperativa sociale Demetra

A proposito della comunicazione. Io la vedo su diversi livelli. Innanzitutto la comunicazione tra di noi. Affinchè ciascuno sa cosa c’è, che cosa si fa sul territorio. Una volta raggiunto questo linguaggio comune tra di noi possiamo arrivare al livello della comunità.

 

Fare mutualità significa mettere sempre al centro le persone, le comunità.
Restituire loro valore. Generare un impatto concreto a beneficio di tutti.

Per noi la mutualità non è solo intenzione, è prima di tutto azione.

Ed è grazie a questi incontri che capiamo che possiamo, anzi, dobbiamo fare!

 

 

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